LA POESIA RIVISITATA




LA MIA SERA
Trasformazione della famosa poesia di Pascoli in poesia del… “lavoratore”


Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! Che scoppi!
Che pace, la sera!

Si devono aprire le stelle
nel cielo si tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.

E ', quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.

Che voli di rondini intorno!
che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte , si piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Né io……. e che voli, che gridi ,
mia limpida sera!

Don…don…e mi dicono,Dormi!
Mi cantano, Dormi! Sussurrano,
Dormi! Bisbigliano, Dormi!
là voci di tenebra azzurra
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era…
sentivo mia madre… poi nulla
sul far della sera.
                


Il giorno fu pieno di lavoro;
ma ora verrà il riposo,
il meritato riposo. Negli uffici
c’è un continuo tic-tic di tastiere.
Tra i tremuli fogli dei fax
Si sente uno stress pesante.
Nel giorno, tanto lavoro! Che stanchezza!
Che pace, la sera!



Si devono aprire le porte
Nell’ufficio vivo e forte
Là, presso allegre persone,
continua la monotona oppressione.
Di tutto quel lavoro tumultoso,
di tutta quella bufera di documenti,
non resta che un dolce riposo
nell’umida sera.




E ‘, quell’infinita “fatica”,
Finita in una bella lettiga.
Delle persone esauste restano
 lettere, conti e un “cristiano”.
O stanco lavoro, riposa!
La città nel giorno più nero
Fu quella del traffico intero
Nell’ultima sera.



Che voli di aerei lì intorno!
Che gridi di bimbi sereni!
La fame del povero ambulante
Prolunga il ritorno stancante.
La paga, si piccola, ai giovani
Quest’oggi non l’ebbero intera.
Né io… e che spese, che stress,
mia limpida sera!



Brum… brum…e mi dicono, Lavora!
Mi assillano, Lavora! Gridano,
Lavora! Comandano, Lavora!
Là voci di tenebra macchina
Mi sembrano rulli di morte,
che fanno ch’io vegli di notte…
ricordo mia madre… poi nulla
sul far della sera.
                       



Commenti

Post popolari in questo blog